A partire dagli oltre 4,5 miliardi di euro in meno di valore aggiunto (-11,6%). A Genova l’impatto più pesante: il capoluogo perderebbe oltre 23 mila artigiani, con un calo del valore aggiunto di oltre 2 miliardi (-9,7%). Gli imprenditori savonesi sarebbero quasi 9.580 in meno, mentre a Imperia l’impatto porterebbe via oltre 7.280 unità (in questi casi il valore aggiunto diminuirebbe, rispettivamente, di 1 miliardo e di 780 milioni). La Spezia perderebbe oltre 5.600 unità artigiane, con 590 milioni di euro in meno sul valore aggiunto.
Un vero disastro a 360 gradi per la nostra regione: «Un’ipotesi – commenta Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – che ci aiuta a capire quanto sia importante per la Liguria il lavoro degli artigiani. Se di colpo il nostro settore sparisse, il made in Liguria perderebbe un apporto dell’8,3%, equivalente a 482 milioni di euro. Ci sarebbero inevitabili conseguenze anche sulla disoccupazione, che passerebbe dall’8,6% al 15,2%».
L’impatto di una Liguria senza artigiani sarebbe davvero catastrofico per il benessere dei cittadini. Rimarrebbero oltre 740 mila abitazioni senza manutenzione da parte di edili e installatori di impianti (la situazione peggiore a Genova, con oltre 405 mila case, a cui seguono Savona con 135 mila e Imperia e La Spezia con circa 100 mila abitazioni).
Nei trasporti una situazione non meno grave, che vedrebbe un parco di oltre 844 mila veicoli senza alcuna manutenzione da parte dei carrozzieri liguri: di questi, 430 mila sarebbero a Genova, oltre 127 mila mezzi a Savona, circa 124 mila nell’imperiese e 122 mila alla Spezia. Nei magazzini delle imprese di produzione e alle porte di negozi e uffici liguri rimarrebbero ben 32 milioni di tonnellate di merci non più gestite dagli autotrasportatori artigiani: un impatto di 21 milioni di tonnellate nel genovesato, 4,7 milioni nello spezzino, 4,6 milioni a Savona e “solo” 1,7 milioni di tonnellate a Imperia. Inoltre, senza un’adeguata manutenzione degli artigiani della filiera delle rinnovabili, rimarrebbero inanimati i 4.387 impianti fotovoltaici della Liguria (1.265 a Savona, 1.199 a Genova, 1.095 alla Spezia e 828 a Imperia) e i 30 impianti eolici regionali.
Che dire poi del “food and fashion” ligure: 795 mila cittadini dovrebbero fare a meno delle golosità prodotte dagli artigiani pasticceri e cioccolatieri, 492 mila non potrebbero più recarsi nei panifici o nelle rosticcerie. Sarebbero oltre 10.600 i matrimoni celebrati senza un abito nuziale di sartoria artigiana o senza un fotografo professionista. Oltre 736 mila donne dovrebbero rinunciare al parrucchiere o all’estetista. Circa 1,5 milioni di persone potrebbero ancora vestirsi, arredare la casa e fare un regalo, ma non potranno contare sulla qualità artigianale della lavorazione della pelle, del legno, dei metalli, del vetro e della ceramica.
Un terremoto economico da cui la Liguria oggi si“riassesta” grazie alla formazione “sul campo” svolta quotidianamente nelle aziende artigiane verso i neo assunti.
Una formazione che vale 47 milioni di euro in Liguria, pari all’1,04% del valore aggiunto prodotto dall’intero settore sul territorio regionale: «Dagli oltre 37 mila dipendenti dell’artigianato ligure – conclude Grasso – potrebbe ipoteticamente “risorgere” il settore, sempre che la pressione fiscale, la burocrazia, la stretta creditizia e i lunghi tempi della pubblica amministrazione non ne impediscano la rinascita: ricordo che nella classifica del miglior contesto favorevole a fare impresa, realizzata dalla Banca Mondiale, l’Italia è solo al 65esimo posto su 139 Paesi».
FONTE UFFICIALE COPIA/INCOLLA: http://notizie.tiscali.it/regioni/liguria/articoli/14/02/19/senza_artigiani.html?liguria
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