ROMA - Ci sono persone importanti che continuano a far parlare di sè, altre meno famose, ma spesso molto più importanti per le loro quotidiane azioni, che cadono nell'oblio della memoria, quasi non fossero mai esistite, neppure per i media sempre alla ricerca esclusiva dello scoop sensazionale per aumentare gli ascolti.
E' il caso di Rossella Urru, una donna originaria dalla Sardegna, di appena 29 anni. Rossella dopo essersi laureata in Cooperazione internazionale a Ravenna lavorava da due anni in Algeria come cooperante al Cisp, ovvero al Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli. Si trovava al campo profughi di Hassi Raduni, dove i rifugiati Saharawi da oltre 30 anni sono costretti all'esilio, quando è stata rapita con altri due colleghi, Enric Gonyalons e Ainhoa Fernandez de Rincón. Durante la notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre 2011 i rapitori hanno fatto irruzione nelle stanze dei cooperanti e li hanno portati via. Uno di loro ha tentato di opporsi, ma gli hanno sparato ad un piede.
Per questo adesso è importante parlare, diffondere il più possibile la notizia di questa donna come non è mai stato fatto prima, la cui sorte preoccupa amici e familiari, conoscenti e colleghi. Dopo il fermo dei due marò in India il governo si è giustamente prodigato per risolvere la delicata questione, tant'è che oggi il ministro Terzi è partito alla volta dell'India. Alcune sedi istituzionali, come la Regione Lazio, ha esposto i loro volti chiedendone espressamente la liberazione. Forse sarebbe il caso che anche il volto di Rossella Urru trovasse un posto nei palazzi istituzionali, che il governo ne parlasse al apri di altri rapiti, per ricordare che anche questa ragazza di appena 29 anni esiste ed è probabilmente tenuta prigioniera in condizioni disumane.
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Esponiamo un bello striscione per l'8 marzo per la liberazione di ROSSELLA URRU, la volontaria rapita e di cui non sappiamo ancora nulla? Un'iniziativa che gira in rete, alcuni comuni stanno già aderendo. Coinvolgi anche il tuo comune, informa il sindaco.