Aprendo la finestra della mia stanza,
un soffio d’ aria fresca mi colpisce il volto,
e un coro melodioso d’ uccellini in volo, mi svegliano di colpo.
Dal fiume, fra un gorgoglio dell’ acqua
e uno sfrusciar di fronde, un’ anatra starnazza,
due maschi in calore non le danno pace.
Le canne lungo il fiume si piegano con rispetto, al levantino,
dagli sterpi mezzi secchi, spuntano i germogli,
sul fianco collinoso che affianca i fiume,
in mezzo ad una selva di mimosa, matura e gialla, a macchie di leopardo,
si erge prepotente un vecchio mandorlo, che io vedo da sempre,
sventolando al vento i suoi fiorellini, profumati e bianchi.
Dietro al Toraggio, il nostro Monte Bianco,
una nuvola bianca come neve e leggera come spuma,
gli fa d’ aureola, siccome fosse Santo.
Gli ulivi secolari, patrimonio antico, e fonte di guadagno,
fanno vibrare l’ argenteo fogliame ad ogni alito di vento.
Ecco, questo è il segnale che la primavera incombe, sulla nostra Valle.
Josè
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